«Qualche anno fa, in un Paese lontano, un giovane giornalista con una sincera passione per la scienza dette vita a una bufala estiva di grande successo, che diceva più o meno così: ascoltare le canzoni dei Beatles può portare all’orgasmo, parola di università americana. Era agosto, un agosto tranquillo senza guerre né disastri naturali, in cui il problema di riempire le pagine dei quotidiani rendeva i caporedattori molto più ben disposti verso gli argomenti di scienza rispetto al loro solito. Ma era un agosto tranquillo anche per la scienza: università e laboratori erano chiusi, i ricercatori erano in vacanza e le notizie scarseggiavano.
Un giorno, il giovane giornalista aveva pensato di fare quello che fanno tutti i bravi giovani giornalisti: spulciare la stampa straniera per cercare l’ispirazione all’estero. Così si era trovato fra le mani una rivista francese di qualche settimana prima, che riportava un articolo tradotto dallo svedese. Il titolo era accattivante: «Perché ci piacciono i Beatles». Punto. Nel testo, una frase in particolare aveva attirato la sua attenzione: una frase che paragonava la musica al sesso. O almeno, così gli era parso. Prima ancora di aver finito di leggere l’articolo, il giovane giornalista aveva proposto al caporedattore la cosa – per come l’aveva capita lui – aggiudicandosi un bello spazio nelle pagine della cultura…».
La recensione andata in onda a Superquark
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